Dalla STREET ART alla SKY ART di Anna Carusi

Quale spazio può avere il Sacro nella società moderna,

e come i temi religiosi possono essere espressi

nelle forme e nei modi della contemporaneità?

 

 

Dipingo perché mi piace, dipingo le cose come le vedo io, dipingo ciò che mi sorprende per caso, dipingo ciò che mi attrae inspiegabilmente. Definisco spesso la mia pittura come una “meditazione attiva”.

C’è stata una prima scelta di campo, per così dire, una immersione nel mondo, nelle sue forme, nei suoi colori, abbandonando astratte concettualizzazioni, simbolismi, e surrealismi. Ho studiato con una pittrice americana proveniente dall’Action painting e dunque il movimento e il gesto sono al centro della mia pittura che, pur tendendo all’astratto, mantiene con la realtà un legame significativo.

Ho sempre sentito che la contrapposizione “figurativo/astratto” non mi apparteneva, e che, pur al mio livello, mi sentivo vicina a quegli artisti che accettavano l’ispirazione da qualsiasi occasione provenisse. come Corpora, Afro, Morlotti, Vedova, tanto per citare i nomi più famosi. E se, nella loro esplorazione artistica, l’immagine di una barca o di un qualsiasi altro oggetto della realtà poteva essere inclusa, non si privavano dell’arricchimento che quell’oggetto poteva dare alla loro espressione. Se sentivano il piacere di una materia preziosa, di un accordo lirico di colore, di un effetto di tono, non vi rinunziavano.

In questi ultimi anni sono stata attratta da una tematica che percorre tutto il mondo dell’arte, cioè quale spazio possa avere il Sacro nella società moderna, e come i temi religiosi possano essere espressi nelle forme e nei modi della contemporaneità. La mia ricerca più recente è stata definita dal critico d’arte Paolo Levi Pittura come preghiera, non tanto per i possibili contenuti religiosi ma perché quando dipingo avverto interiormente una dimensione del Sacro che urge per trovare espressione.

Il lockdown ha intensificato notevolmente la mia spiritualità e la mia capacità espressiva. Il risultato è stata una serie di dipinti ad olio su carta e su tela dal titolo “I monti di Dio”.

Mi sono iscritta allora all’UCAI per il desiderio di dialogare con artisti e critici d’arte sensibili a questa dimensione.

 

Nel 2022 sono stata sorpresa da un’esperienza artistica completamente nuova che pure, in retrospettiva, contiene molti degli elementi della mia ricerca artistica fin qui descritti. L’ho chiamata Sky Art per la sua connessione con la Street Art una forma d’arte contemporanea che mi interessa per la spontaneità, la libertà del gesto, e le grandi dimensioni. Non avevo però mai pensato di cimentarmi con le bombolette a spruzzo se non fosse stato per i miei nipoti che due anni fa mi hanno chiesto di provare ad usarle.

 

Ho pensato allora che questa tecnica scoperta un po’ per caso, poteva costituire per me fonte di una nuova esplorazione artistica. Qualche tempo dopo, mi è capitato in mano il catalogo degli Affreschi romanici in Val Venosta che ornano la cripta dell’Abbazia benedettina di Marienberg. La corte celeste deli angeli sul fondo stellato della crociera centrale e gli altri angeli alati via via comparsi dopo i restauri dell’otto e novecento, circonda l’abside mediana con la Majestas Domini verso cui gli Angeli volgono lo sguardo. Serafini e Cherubini dalle lunghe ali sono incorniciati da fregi multicolori derivanti dai mosaici bizantini e diffusi largamente nell’arte romanica. Un luogo celeste nel vero senso della parola che mi aveva molto colpito all’epoca della visita della cripta e che ora mi tornava in mano catturando la mia attenzione.

 

È scattato allora quel clic creativo che faceva dire a Picasso “Non cerco, trovo”, realizzando che la tecnica dell’acrilico a spruzzo che avevo provato con mio nipote, diventava particolarmente adatta a queste incorporee figure alate.

Ho disegnato le sagome degli angeli per creare degli stencil da applicare su cartoncini di una certa consistenza. Successivamente ho operato i tagli necessari per mettere in risalto la posizione della figura e soprattutto le lunghe ali, provando a dipingerle con l’oro. Ho tagliato i pezzi separatamente in modo da mantenere la nitidezza della figura.

Con mio stupore andavo scoprendo attraverso la modulazione dello spruzzo, le diverse possibilità di questo medium che finora avevo visto solo negli smalti della street art. Un’ampia gamma di colori e la qualità trasparente di alcuni di essi genera, attraverso casuali sovrapposizioni, imprevisti effetti di luce che ben si addicevano ai miei Cherubini dalle lunghe ali. Del resto nella Bibbia si legge che due cherubini contrapposti proteggevano con le loro lunghe ali l’Arca dell’Alleanza. Ho così presentato i due cherubini alla mostra organizzata dalla sezione romana dell’Ucai “Le mie ali”

 

Successivamente sono stata attratta dai colori brillanti delle icone dell’est europeo, ma ero dubbiosa di riuscire a usare di nuovo l’acrilico a spruzzo mantenendo la stessa qualità dei due Angeli precedenti. Con mia gran sorpresa, sono riuscita a farne un terzo che superava gli altri due in spontaneità e freschezza. L’angelo dell’Annunciazione. Un Angelo che sembrava essere venuto un po’ da sé. La scelta dei colori, tutti sulla tonalità calda, ha creato un effetto particolarmente luminoso sul fondo del cartoncino ruggine e inserendolo in mezzo agli altri due, li ha valorizzati. Ho pensato guardandolo con una certa emozione, che l’angelo dell’Annunciazione, l’arcangelo Gabriele, ha portato la luce nel mondo. E dunque l’ho presentato alla recente Mostra sul Sacro organizzata dall’Ucai, esperienza di fede, linguaggio simbolico ed espressione artistica.

 

Anna Carusi