Oggi per la festa della donna voglio condividere con voi alcuni pensieri sulla bellezza delle donne vista dagli occhi di uomo, marito, padre e artista. Celebriamo oggi la donna, approfondiamo il discorso della sua bellezza, della sua grazia, del suo mistero.
Siamo ossessionati dalla negazione della differenza nel nome dell’uniformità, dell’uguaglianza ma la bellezza non è altro che relazione, giusto equilibro di contrari, di questo ha sete l’uomo di oggi.
Tutti gli artisti sanno bene che l’armonia non si trova nell’assenza di contrasti, si trova invece nell’equilibrio di contrasti, la bellezza è unità nella differenza.
Il desiderio di bellezza in fondo è anelito di unità. Questa unità è reale quando ciascun essere svolge la funzione che gli è propria, quando può dare ciò che è al mondo; l’unità esige paradossalmente la differenza.
Quando dipingo mi rendo conto di quanto sia difficile armonizzare i colori, le linee e le forme della pittura; Se manca armonia il quadro è un caos senza bellezza, ogni elemento cerca di sopraffare l’altro, i colori si disturbano vicendevolmente. Quando invece riesco ad armonizzare i contrasti, ogni colore, mantenendo la propria identità, canta la meraviglia dell’altro, tutte le linee e tutte le forme si valorizzano reciprocamente e cosi appare la bellezza, esattamente come in natura.
Dice il libro del Siracide: “Tutte le cose sono a due a due, una di fronte all’altra, egli non ha fatto nulla d’incompleto. L’una conferma i pregi dell’altra: chi si sazierà di contemplare la sua gloria?”
Cosa contraddistingue veramente una donna?
Mi piace moltissimo una definizione del Fausto di Goethe che dice: “Tutto ciò che passa non è che un simbolo, l’eterno femminino ci trae in alto accanto a se”; per Goethe l’essenza della femminilità è nella sua capacità di portarci in alto, di spostare gli orizzonti dell’umanità nel verticale… la donna porta in se la matrice della vita e la vita di ogni uomo è eterna, per questo è molto bella l’associazione tra il femminile e l’eternità.
La donna è il tramite del mistero della vita, è la porta dell’invisibile, è grande la fiducia che Dio ha riposto in lei quando le ha affidato la responsabilità di portare la vita nel suo grembo e di partecipare con il creatore alla cura particolare dei figli.
Forse per questo immagino Dio, non tanto come una donna, ma come un’espressione della dimensione femminile di accoglienza e di cura dei figli. Quando parliamo di eterno femminino parliamo delle peculiarità eterne ed immutabili del fascino femminile, dell’essenza della sua anima, delle caratteristiche che la distinguono nel comportamento, nell’ animo e nel gusto, oltre la moda ed il costume.
Se penso alle qualità tipiche della donna, mi vengono subito in mente: dolcezza, fortezza, tenerezza e grazia, cioè armonia di corpo e spirito. In quest’armonia risiede la bellezza della donna, la bellezza che salva. E’ urgente approfondire il tema della bellezza perché ci troviamo di fronte ad una diffusa banalizzazione della donna costretta a confrontarsi con le modelle di Valentino, con le veline di turno, riviste, televisione e cartelloni che ci propongono costantemente una bellezza stereotipata che deve stare nei centimetri.
Questa bellezza passa fugacemente, ma la bellezza della donna va molto oltre l’ideale 90-60-90 che ci propone la pubblicità di “intimissimi”. In un’intervista recente il Dalai Lama ha detto: “Questa è l’epoca in cui si mette tutto in mostra alla finestra per occultare il vuoto della stanza”.
Il problema dunque non è tanto cosa si metta in mostra alla finestra quanto il contenuto della stanza. La donna ha una sua dimensione corporea e fisica e una sua dimensione psichica e spirituale; Non si può parlare di un occhio limitandoci a descrivere l’iride, la retina e la pupilla senza parlare della vista, così non si può parlare di una donna e del suo corpo, senza parlare anche del femminino,
Da anni cerco la maniera di rappresentare la donna in modo da fissarne sulla tela l’essenza spirituale e rendere visibile l’invisibile presenza del divino, nel tentativo di cogliere qualcosa che va al di là del fisico senza prescindere da esso.
Come fare attraverso la pittura a rendere visibile la bellezza che non passa, l’eternità, il mondo interiore della donna? Come definire questa bellezza che non perisce?
Santa Teresa d’Avila sfida gli artisti: “L’amore ha impresso nella mia anima un’immagine di te Altissimo, così bella, che nessun pittore, per quanto sapiente, sarebbe capace di rappresentare”. La sfida è grande, rivelare il femminile come un’unità di corpo e spirito, luogo d’incontro tra la natura celeste e la natura terrena.
La pittura mi permette di portare lo spettatore verso una dimensione più profonda cercando una sintesi tra la modernità e la tradizione, tra i canoni della bellezza classica e le avanguardie della pittura del nostro tempo. Per mezzo del disegno e della forma cerco la rappresentazione anatomica della donna e attraverso la pittura astratta ed informale cerco la fisiognomica, i moti dell’ animo, il suo mondo interiore.
I volti che dipingo sono trasparenti quasi eterei, cerco un equilibrio tra il nascondere e il rivelare che conferisca al ritratto fragilità e leggerezza. L’ evanescenza è il simbolo dell’ irraggiungibile, dell’eterno.
Il mondo ha bisogno di voi donne per non cedere alla disperazione.
Faccio mie le parole del grande poeta Khalil Gibran:
“Gli altri uomini vedono in te una bellezza che dileguerà più veloce dei loro anni. Ma io vedo in te una bellezza che non svanirà, e nell’ autunno dei tuoi giorni quella bellezza non avrà timore di guardarsi nello specchio, e non ne riceverà offesa. Solo io amo in te ciò che non si vede”
Francesco Astiaso Garcia