E’ DAVVERO MORTA LA POESIA ?

 

“La morte della porpora” di Georges-Antoine Rochegrosse, (1914 circa) rappresenta la metropoli industriale come figura della “città dolente” sulla Terra, dove un uomo piange la morte della poesia mentre in lontananza corrono i treni sulle rotaie e le fabbriche producono ricchezza.

Non si può guardare questo dipinto senza porsi la tragica domanda: È veramente scomparsa la poesia dal mondo, o siamo diventati piuttosto incapaci di riconoscerla? La nostra società consumistica sottovaluta, svilisce, distorce il significato della bellezza, degradando ogni cosa a valore di scambio o di conquista, a strumento per produrre inganno, adulazione, dominio.

Per abitare poeticamente la terra, abbiamo bisogno di poesia, abbiamo bisogno di poeti, soprattutto quando la poesia sembra scomparsa e i poeti ormai estinti.

L’esistenza è costantemente esposta al sacro, ma la facoltà di vedere dell’uomo è drammaticamente in declino. Abbiamo perso lo sguardo contemplativo sul mondo, lo sguardo capace di capire l’interdipendenza degli uomini; Siamo in grado di decifrare in modo microscopico tutto ciò che esiste, siamo in grado di analizzare la composizione chimica, di misurare le proprietà energetiche di ogni cosa ma non siamo più in grado di discernere i nessi che esistono tra le miriadi delle cose create.

L’umanità ferita è alla ricerca della bellezza, abbiamo bisogno di riscoprire la poeticità dello stare al mondo e non c’è intelligenza artificiale o algoritmo che può aiutarci in questo.

Scrive Todorov nel suo libro dal titolo significativo, “Il trionfo dell’artista”: “I detentori del potere sono capaci di annientare quelli che vogliono sottomettere, ma non hanno alcuna presa sui valori estetici, etici, spirituali, provenienti dalle opere prodotte da questi artisti…Senza queste opere l’umanità non potrebbe sopravvivere, né allora né oggi. È qui il trionfo dei fragili eroi del nostro racconto”.

Quanto sarebbe bello restituire agli artisti la loro vocazione di fragili eroi; da qui vorrei ripartissimo, dai valori estetici, etici e spirituali senza i quali l’umanità non potrebbe sopravvivere, dalla bellezza attraverso la quale il mondo si salva! Affermiamo ed amiamo la bellezza, in essa s’incarna il senso della vita che non perisce, si tratta di salvare l’umano nell’uomo, di salvare il senso stesso della vita umana contro il caos e l’assurdo. Il mondo ha bisogno di sognare e se gli artisti i musicisti e i poeti smettono di farlo, chi potrà continuare ad alimentare i sogni!

“Si se calla el cantor calla la vida, porquè la vida misma es toda un canto” dice una meravigliosa canzone di Horacio Guarany.

Lasciamoci sedurre dalla bellezza che unisce l’oriente e l’occidente, dalla verità che unisce tutto e tutti e saremo servitori disposti a sperimentare il primato delle grazie spirituali e carismatiche sulle miserie e sulle paure del nostro tempo; allora saremo capaci di far vibrare l’anima dei nostri fratelli con la stessa bellezza che ha incendiato il nostro cuore condividendo con loro un orizzonte bello, nuovo e sorprendente.

Francesco Astiaso Garcia