Gerardo De Meo: Il Linguaggio dell’Incarnazione

 

 

Sono trascorsi molti anni da quando lo scultore De Meo cominciò a frequentare la sede romana dell’UCAI, da allora la sua presenza di artista impegnato in modo serio e coerente con i principi della nostra associazione non ha subito interruzioni, ma si è fatta notare per la professionalità e per ciò che le sue opere riescono a comunicare.

Le quindici stazioni che compongono la Via Crucis, realizzate in bronzo per la Chiesa di S.

Agostino a Ripi, antico feudo dei Colonna in provincia di Frosinone, sono la conferma che De Meo, come artista che si pone a servizio della Chiesa, ha la capacità di conoscere sia le soluzioni estetiche che i contenuti da comunicare, attraverso il linguaggio simbolico.

Come iconografo cristiano, De Meo, non improvvisa, ma con una propria ricerca interiore acquisisce un bagaglio formativo sui vari argomenti, in quanto cosciente di essere chiamato a svolgere un nobile ministero nella e per la Chiesa, così da far conoscere il divino attraverso la bellezza delle forme.

La genialità di questo artista, anche se libera, lo ha portato a dare alle sue creazioni una forma, dalla quale si evidenzia un contenuto di spiritualità profonda, non certo improvvisata.

Tra le sue opere ricordiamo, oltre a una serie di pregevoli medaglie fuse in occasione della visita del Papa Giovanni Paolo II a Gaeta, la porta di San Francesco a Lisbona, le porte della Cattedrale di Isernia dedicate alla Madonna, quelle dell’antica collegiata di amaseno e quelle della chiesa del SS. Salvatore a Ripi, dedicate alla vita di Cristo, al Giubileo e ai santi. E ancora la grande statua di Sant’Onorato, custodita nel Duomo di Fondi, eseguita in atteggiamento moderno, non convenzio-nale, anche se i riferimenti simbolici tradizionali della città sono stati inseriti a margine della figura. Tornano qui in mente le chiare parole del Pontefice che sottolineano la necessità di una nuova attenzione al ruolo dell’immagine nella vita della Chiesa, in particolare che”…la riscoperta dell’icona cristiana aiuterà a prendere coscienza dell’urgente bisogno contro gli effetti spersonalizzati e spesso degradanti delle molteplici immagini che condizionano la nostra vita, nella pubblicità e nei mass-

media”

De Meo essendo un artista, ha avuto da Dio il dono di essere artefice di opere belle che, non solo arricchiscono il patrimonio culturale dell’intera umanità, ma rendono anche un servizio sociale qualificato a vantaggio del bene comune.

Osservando le figure scolpite da De Meo per la Via Crucis, i loro volti, i piani trasversali che contribuiscono a dare tragicità agli episodi della Passione di Cristo, possiamo affermare che, come già disse il Santo Padre nel 1987, “…l’arte della Chiesa deve mirare a parlare il linguaggio dell’Incarnazione ed esprimere con gli elementi della materia Colui che si è degnato di abitare nella materia e di operare la nostra salvezza attraverso la materia”.

La Chiesa crede che, nell’Incarnazione di Gesù Cristo, l’invisibile vita di Dio, sia diventata “visi-

bile” agli uomini.

Il messaggio evangelico non è solo verbale, ma può essere trasmesso dalle arti figurative, dalla musica, dal canto, dalla danza, dal teatro ecc. attraverso l’arte si può comunicare la fede, si può fare catechesi, ecco dunque l’importante ruolo delle arti figurative e non, nella evangelizzazione.

De Meo quando plasma un’opera esprime se stesso, rivela la propria personalità, comunica con il mondo. Il dono di essere artista lo fa sentire obbligato verso il prossimo, deve far fruttificare il talento ricevuto da Dio.

Fiorella Capriati