Quale può essere il contributo degli artisti alla “Transizione Ecologica” e più in generale alle sfide epocali che il mondo sta affrontando? Cosa possiamo fare come artisti affinché ogni uomo acquisisca maggior senso di responsabilità nei confronti della salvaguardia e la tutela dei beni del creato?
In fondo in cosa consiste il lavoro dell’arte, gli artisti compongono musica, scrivono poesie, dipingono quadri, tutto molto bello ma non indispensabile…niente di più falso!
Questo è il pregiudizio di fondo, il luogo comune che spinge a considerare l’arte poco più di un colto intrattenimento; molto spesso sono gli artisti stessi i primi a fare questo grave errore, autoescludendosi dalla dignità che li caratterizza. Finché ci ostiniamo a considerare l’artista come colui che deve soddisfare le nostre ansie d’arredamento dipingendo un bel quadro intonato alle nostre tende o al nostro divano, non supereremo mai questo pregiudizio.
Con la pandemia è emerso in maniera ancora più evidente: il settore artistico è stato molto trascurato, non solo è stato uno degli ultimi a poter riprendere le proprie attività ma ha anche ricevuto pochissimi aiuti…evidentemente non siamo presi molto sul serio!
Eppure scrive Dostoevskij: “L’umanità può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo. Tutto il segreto è qui, tutta la storia è qui”.
Potrebbe sembrare un’esagerazione, un’affermazione di parte di uno scrittore che tira acqua al suo mulino, eppure ne sono convinto veramente, il contributo dei poeti e degli artisti alla ripresa dalla pandemia e alla transizione ecologica sarà decisivo e insostituibile, importante almeno quanto il lavoro degli scienziati, degli economisti e degli ambientalisti.
In cosa consisterà concretamente questo nostro contributo? Vi rispondo con le parole di un altro scrittore, Antoine de Saint-Exupéry: “Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito”.
Ecco il punto, questo fanno gli artisti, risvegliano la nostalgia per il mare vasto ed infinito, la nostalgia di verità, giustizia, senso e bellezza che ogni uomo cerca! solo toccati da questa nostalgia troveremo la motivazione profonda per costruire la barca ed affrontare quest’enorme sfida della transizione ecologica, “l’arte non insegna nulla tranne il senso della vita”.
Solo dopo aver risvegliato la nostalgia per il mare vasto ed infinito saranno necessari scienziati, economisti, ecologisti per radunare uomini, impartire ordini, tagliare la legna e dividere i compiti.
Vorrei concludere con le parole di Papa Francesco:
“Gratuità, senso e bellezza possono sembrarvi inutili, soprattutto oggigiorno. Chi si mette a fare una società cercando gratuità senso e bellezza? Non produce non produce. Eppure da questa cosa che sembra inutile dipende l’umanità intera, il futuro!”
La bellezza è il contributo peculiare delle arti al piano per risorgere dalle molteplici crisi del nostro tempo. Perciò crediamo nella necessità urgente di parlare di bellezza per ritrovare uno sguardo contemplativo che ci permetta di vedere e di capire l’interdipendenza degli uomini e il loro comune destino; Allora sì, potremmo costruire la barca tutti insieme.
Per abitare poeticamente la terra abbiamo bisogno di poeti, per la transizione ecologica abbiamo bisogno di poeti.
Francesco Astiaso Garcia