IL SEGRETO DELL’ARTE – (Parte prima)

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Il creato è un grande libro che l’uomo deve saper leggere, ma occorre conoscerne l’alfabeto, e a tal proposito il contributo degli artisti è insostituibile, come spiega bene Walter Benjamin: “La natura è un insieme di simboli e geroglifici che il poeta interpreta e traduce, egli è il decifratore del linguaggio segreto dell’Universo”. Ogni opera d’arte dovrebbe attingere direttamente alle origini dell’Universo, ma l’arte sembra aver perso il desiderio di produrre bellezza; è l’assenza della natura a pesare sull’arte come una malattia mortale. Il dialogo con la natura resta per l’artista condicio sine qua non.

 

Dovremo considerare il canone nell’arte come una scoperta, una verità obiettiva piuttosto che un’invenzione, o un espediente umano. Matisse è chiarissimo al riguardo: “La gente che fa dello stile per partito preso e si allontana volontariamente dalla natura resta al margine della verità. Quando un artista dipinge deve avere questo sentimento di copiare la natura. E anche quando se ne sia allontanato, deve restargli la convinzione di averlo fatto per renderla più pienamente”.

 

Tutto in natura è una perfetta relazione armonica, in natura non esiste l’astratto e il figurativo, esiste la bellezza con le sue leggi e le sue relazioni; ogni autentica opera d’arte, antica o contemporanea, astratta o figurativa è in qualche modo un de-ja-vù del creato.

 

Il pittore si pone di fronte al creato come uno scienziato che ne analizza e ne approfondisce il mistero e scopre che in fondo la bellezza è semplicemente la logica che decifriamo dallo studio delle leggi della natura, qualcosa quindi di universale, oggettivo e molto concreto, qualcosa che ci unisce tutti come fratelli, coinquilini del mondo. La bellezza è il linguaggio segreto dell’Universo, la logica che accomuna scienziati e artisti; perciò se l’arte è lo splendore della bellezza e la bellezza è lo splendore della verità, l’arte ci mette in relazione con qualcosa o qualcuno che trascende i confini, le culture, le fedi e le appartenenze; forse per questo Giovanni Paolo II ha scritto: “Nessuno meglio di voi artisti, geniali costruttori di bellezza, può intuire qualcosa del pathos con cui Dio, all’alba della creazione, guardò all’opera delle sue mani”.

Francesco Astiaso Garcia