La Rassegna “Amor mi spira” della neonata sezione Ucai di Macerata

 

“AMOR MI SPIRA” sui tetti della Biblioteca Mozzi-Borgetti

 

Quello che mi piace dell’U.C.A.I. – sin dal nome – è che non si tratta di un’unione di artisti cattolici italiani, bensì di un’Unione cattolica di artisti italiani. È una differenza importante e sicuramente non casuale, se l’indimenticato Paolo VI – che di certo non usava a caso le parole – volle per l’Unione questo nome specifico. Noi tutti, cioè, guardiamo a questo fondamento, a questo radicamento, tendendo ad esso nonostante noi stessi e le nostre limitazioni. Abbiamo un axis che ci difende e ci orienta, permettendoci da un lato di riconoscerci e dall’altro di aprirci.

 

Chi c’è, dunque, nella sezione maceratese dell’UCAI?

Se – come scriveva Vinicius De Moraes – “la vita è l’arte dell’incontro”, c’è un po’ di tutto il mondo che il Signore mi ha fatto incontrare negli anni: c’è un giovane e talentuoso filosofo, Daniele Referza, dottore di ricerca e autore di due saggi (il secondo per i tipi di “Cittadella Editore”; il primo dedicato ad Heidegger e Maria Zambrano); c’è sua moglie Veronica Borgiani, che è operatrice museale ed è anche ballerina; c’è una giovane professoressa di lettere, Alessia Scattolini, che scrive critica d’arte con riscontri notevolissimi; ci sono due pittori, Marco Grioli e Irene Dipré, giovani anch’essi ma già più o meno affermati e con una propria inconfondibile cifra stilistica; ci sono due professori di lettere in pensione, Piercarlo Referza e Anna Pappini; c’è Nicolò Guzzini, il light designer che ha ridisegnato tutta l’illuminazione notturna delle vie di Macerata e dei suoi monumenti maggiori, con grande apprezzamento della popolazione; c’è Ludovico Peroni, musicista musicologo, dottorando di ricerca all’Università di Firenze e autore dell’opera sperimentale “Il sognatoio”, vincitrice del premio “Teatro, Musica e Shoah” dell’Università di Roma Tor Vergata in collaborazione col Centro romano di Studi ebraici, pubblicata in cd lo scorso anno; c’è Paolo Petrelli, giovane illustratore e fumettista; c’è Gabriel Del Sarto, scrittore come me e mio sodale fraterno nella rivista “Nuova Ciminiera” che abbiamo fondato e dirigiamo; e infine ci sono due presbiteri: Don Peter Paul Sultana, che è anche pittore; e Don Pietro Micheletti, il nostro assistente ecclesiastico, che è anche violoncellista.

 

Costituirsi al tempo della pandemia è stata un’impresa niente male… però ce l’abbiamo fatta. Grazie, soprattutto, all’entusiasmo dei ragazzi. Che, quando c’è, va messo a frutto: non si può aspettare. E così ci siamo lanciati nella nostra prima avventura pubblica: l’organizzazione di una rassegna di poesia ispirata a Dante Alighieri e con il coinvolgimento di voci tra le migliori del panorama poetico e critico italiano.

La Rassegna “Amor mi spira” si è svolta dal 1 al 15 luglio e ha inteso affrontare ed approfondire la fase compositiva che sta a monte della scrittura (in particolare della scrittura poetica, ma non soltanto), prendendo a modello alcuni passaggi dell’opera dantesca, quali ad esempio la nota serie di versi del Purgatorio canto XXIV, vv. 52-54: I’ mi son un che, quando / Amor mi spira, noto, e a quel modo / ch’e’ ditta dentro vo significando, come pure il commento nella Vita nova in riferimento a Donne ch’avete intelletto d’amore, in cui Dante annota: “la lingua parlò come per sé stessa mossa”.

È importante – ci siamo detti – che appaia questo fatto: che cioè lo stesso Dante si accorge che la sua poesia, pur incarnandosi nel suo proprio vissuto, è qualcosa di più che lo interpella, lo mette di fronte a sé stesso e lo chiama a dire. Scrive infatti: Io sono uno a me stesso, io mi sono uno – i’mi son un che, quando Amor mi spira – quando l’Amore con la maiuscola, cioè Dio, mi chiama a dire mediante il Suo soffio, noto – prendo nota – e a quel modo ch’e’ ditta dentro vo significando – e devo fare segni, ossia scrivere, nella maniera in cui lui, l’Amore, mi detta dentro.

 

In tal senso, abbiamo previsto incontri in più direttive:

Siamo entrati nel backstage di autori come Umberto Piersanti (poeta e narratore, già docente di Sociologia della Letteratura ad Urbino), Flavio Santi (filologo, dantista, narratore e poeta, docente all’Università dell’Insubria) e Riccardo Frolloni (poeta, critico letterario), autori di recentissimi libri di versi; da segnalare “Quanti”, di Flavio Santi, che è nella terna dei vincitori del Premio Viareggio.

Abbiamo incontrato “Dante oltre Dante”, attraverso i bei libri dedicati al sommo poeta rispettivamente da Nicola Bultrini (poeta, saggista, critico per “Il Tempo” e “L’Osservatore Romano”) e Davide Rondoni (poeta, saggista, drammaturgo, critico per “Avvenire” e “Tv2000”); il primo ha pubblicato un racconto basato su testimonianze reali riguardanti soldati al fronte nella prima e nella seconda guerra mondiale, il cui unico sollievo era quello della poesia, e di quella di Dante in particolare. Anche Davide Rondoni ha raccontato il suo Dante, calando il fiorentino dentro la nostra vita odierna e rivendicando alla poesia tutt’altro che un ruolo diversivo dalla realtà, bensì – al contrario – una parola vera, attendibile, capace di dire il mondo e la natura e l’uomo al pari della scienza, con una radicalità se possibile anche superiore.

Abbiamo poi reso opportuno tributo all’opera di due grandi poeti italiani scomparsi e dimenticati: David Maria Turoldo (di cui hanno trattato Gabriel Del Sarto e Francesco Occhetto) e Pier Luigi Bacchini (ad opera di Luca Ariano e di Camillo Bacchini, figlio del poeta parmense); di straordinaria luminosità l’incontro dedicato a Padre Turoldo, il cui “corpo a corpo” inesausto con la vita e il dolore dell’uomo si rivela profetico per la realtà dei nostri giorni: la realtà della morte e del male, anziché testimoniare l’inesistenza di Dio sono la prova della sua presenza. E Turoldo – che non ha mai dubitato, nel suo lungo viatico poetico e civile, come pure negli ultimi anni della vita, provato da una malattia irrisolvibile – è parimenti cantore della Vita, della Risurrezione, dell’Eterno: non come dimensione irenica e alienante, ma proprio come motivo fondante e ragione ultima della finitudine, del dubbio esistenziale, della solitudine e della morte che interpellano l’uomo di ogni tempo – e in esso il Cristo che, per amore di quello stesso uomo, ha accolto in sé fino in fondo il dramma umano riscattandolo proprio per mezzo della croce. Sebbene attraverso l’approccio scientifico e non metafisico, naturalistico e biologico, anche la poesia di Pier Luigi Bacchini (la cui opera è antologizzata negli Oscar Mondadori) affronta un convinto “corpo a corpo” con la vita; il suo è un “canto” che non tralascia nulla della vita, che non si ripiega mai negli arzigogoli raziocinanti e autosufficienti del pensiero, ma preferisce indagare il mondo, aprirsi alle sollecitazioni che gli giungono da ciò che lo circonda, sia che si tratti del mondo animale che di quello vegetale o di quello umano. È anch’essa una lezione altissima, di grande onestà e liricità.

 

Anche la critica è stata al centro della nostra riflessione: importantissimo accendere i riflettori sulla militanza critica. Dante fu un grande critico: studioso della lingua volgare e, in un certo senso, suo inventore; grande teorico della poesia e del suo significato profondo, finanche della sua missione, non solamente estetica; noi ci siamo rivolti ad una delle giovani e più promettenti voci di questo settore, Ezio Settembri; un “giovane di vecchia scuola”, per così dire, la cui militanza – anziché isterilirsi in linguaggi iperspecialistici e spesso autoreferenziali – si lascia piuttosto apprezzare per l’essere sempre rivolta a “capire” e a “far capire” i testi cui si dedica.

Ad accompagnare e sottolineare ogni incontro, alcuni artisti figurativi: dall’iraniana Bahar Ghaempanah all’ucraina Irene Dipré; dal giovane e talentuoso autodidatta Simone Seresi al nostro Marco Grioli. Quattro proposte in cui “Amor spira” al pari di quanto accade nella poesia.

Gli incontri hanno registrato un successo di pubblico superiore ad ogni aspettativa, e sono stati organizzati in collaborazione con la casa editrice “Industria&Letteratura”, sotto l’egida dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Macerata e la Biblioteca comunale “Mozzi-Borgetti”.

Abbiamo già in mente nuovi progetti. Tuttavia, stiamo a vedere come il Signore vorrà guidarci passo dopo passo. Che rimane la cosa più importante.

Filippo Davoli (Presidente della sezione Ucai di Macerata)

 

don Pietro Micheletti, assistente dell’Ucai di Macerata, in prima fila durante il pomeriggio d’esordio (1 luglio)

 

da sinistra Nicola Bultrini, Filippo Davoli e Davide Rondoni

il pubblico dell’8 luglio (serata con Santi e Frolloni)

 

da sin Riccardo Frolloni Filippo Davoli e Flavio Santi

 

                     Gabriel Del Sarto

 

                             Umberto Piersanti

 

Irene Dipré