L’Arte è un Volo

 

Due Aurore a confronto, di Guido Reni e del Guercino.

Ho rivisto dopo anni due affreschi barocchi, del più puro barocco, entrambi a Roma. L’idea che l’arte – fra le tante definizioni che si possono trovare o riscoprire – sia un volo, anzi essenzialmente un “volo” è apparsa osservando i due dipinti. Se la preghiera è un “innalzamento” dell’anima a Dio, l’arte non sarà forse un “volo” dell’anima verso lo splendore di Dio Bellezza assoluta, Logos di suprema armonia?

L’idea dell’eterno, dell’immortale non è solo cristiana. Egiziani, Greci, Romani costruivano per l’eternità, a differenza di noi moderni che costruiamo per “il momento” per poi poter produrre e riprodurre. Anche Michelangelo e Bernini costruivano per l’eternità o meglio la facevano “vedere” sulla terra.

Reni e Guercino con i loro voli fanno intendere che l’arte è appunto un volo verso e soprattutto- almeno nei momenti migliori -, dentro l’eternità. Se Michelangelo e Bernini portano il divino in terra come forza e vita, i due pittori emiliani, come il Borromini, viaggiano invece verso il centro del divino stesso, la Luce assoluta.

Del resto, ogni persona che possegga una sensibilità artistica nel creare come nell’indagare la bellezza è in costante, talora quotidiana, tensione di raggiungere l’irraggiungibile e ciò giustifica la ricerca di forme nuove o di variazioni su forme conosciute, nelle quali il risultato definitivo – in quel tempo stabilito – arriva talora di getto (per “ispirazione”) altre volte dopo una lunga fatica (per “dolore”).

Se l’opera d’arte è la trasfigurazione del sentimento operata dall’intelligenza e dalla fantasia, il ricercatore di Bellezza – che è l’artista sincero – spreme sé stesso, assorbe il mondo, si isola nel silenzio -senza il quale non c’è volo perché non c’è ascolto assoluto – e poi lo comunica, o meglio comunica di quanto ha raggiunto nel suo “volo”.

L’Aurora di Guido Reni al Palazzo Pallavicini Rospigliosi (1612-1614) è solare, lieta, ottimista. Apollo in viola tenero irradia luce dorata al suo apparire, porta con sé la danza delle Ore, si fa precedere dalla Aurora raffaellesca inghirlandata e spargente fiori sull’orizzonte ancora immerso in un notturno azzurro dolcemente moribondo. L’Aurora è luce che cresce e irradia, l’artista è con Apollo-Febo in corsa verso la pienezza del Tempo che non sarà più Tempo, ma giorno perenne: la luce della Resurrezione.

Non c’è arte che non sia tensione verso la resurrezione, ovvero il volo verso e dentro la Vita che non muore.

Guercino, nel Casini Ludovisi (1621) è già lui stesso Aurora in volo tra nuvole morbide, scuri dolci, veloce nel carro insieme agli uccelli, anch’egli viaggia verso il sole pieno, il giorno senza tramonto. Se le ombre che sottendono fatica sono ormai colore caldo in Guercino, in Reni sono già luce trasfigurata da sempre. Le Ore in Reni sono danza, il Tempo in Guercino viene scandito dal correre e dagli uccelli: un tempo accompagnato. Un artista non può non avere amici, morirebbe: ma devono essere accompagnatori, saper essere e saper perdersi. Si trova consolazione osservando i due affreschi. Chiunque abbia sensibilità verso le cose che durano- e la bellezza ha in sé la resurrezione – trova nei due dipinti un respiro, una musica dell’anima, una risposta. Continuare a “volare”, mai sazi di ciò che si è raggiunto e attenti all’ascolto di ciò che può venire rivelato, di una nuova sorpresa epifanica: il Bello assoluto.

Mario Dal Bello