Da ragazzo, ormai avendo lasciato la Chiesa alle spalle, deluso dalle aspettative di
pienezza che da bambino avevo riposto in essa, ero già inconsapevolmente alla ricerca di
felicità e verità. L’esistenza di Dio era diventata una questione indifferente per me, come
per molti miei coetanei adolescenti. Stavamo crescendo senza una guida autorevole,
quali figli della prima generazione della società del benessere di massa, la prima
generazione nella storia a poter vivere l’adolescenza per ciò che essa è: la fase della
scoperta di chi siamo nel mondo.
I nostri genitori, figli del mondo statico-sacrale, vivevano ancora all’interno di ruoli
sociali strutturatisi in millenni di società di sopravvivenza di massa. Essi non avevano idea
di ciò che la mia generazione stava sperimentando, pionieri inconsapevoli della nuova
epoca, dinamico-secolare, di cui Papa Francesco ci parla da anni.
Nella difficoltà di dovermi destreggiar tra i cambiamenti fisici, psicologici, emotivi e
sociali, con i riferimenti dei ruoli sempre più evanescenti, la mia ancora di salvezza, il
luogo di riparo, la roccia a cui aggrapparmi quando la confusione raggiungeva soglie
insopportabili era per me la musica sublime di J.S. Bach.
In quella musica trovavo conforto e ristoro per l’anima, un’oasi di pace in cui
rifugiarmi quando il tumulto interiore diveniva troppo arduo da sostenere. Le note di Bach
erano per me una guida sicura, una luce che brillava nella tempesta delle emozioni
adolescenziali, un faro che mi indicava la via verso una comprensione più profonda di me
stesso e del mio posto nel mondo.
E mentre ascoltavo la sua musica, Bach seminava nella mia anima il Vangelo! Mi
misi a studiare il tedesco per poter cogliere la relazione tra i testi delle cantate e la musica
che li faceva penetrare profondamente, incarnandoli nel tessuto stesso dell’anima.
Non realizzavo che dono immenso Bach mi stesse facendo con la sua musica, ma
a livello conscio c’era solo una grande, evidente contraddizione che mi interrogava.
Quando iniziavo ad ascoltare la Passione secondo Matteo, inesorabilmente,
cominciavo a piangere e continuavo, senza poter interrompere l’ascolto, per le tre ore e
mezzo della sua durata.
Quella musica ti prendeva e ti trasportava al tempo di Gesù. Eri lì, con lui, con tutti
gli attori dell’evento centrale della Storia. Li vedevi, li incarnavi, li amavi, li odiavi, ti
disperavi, ti esaltavi con loro.
“Come è possibile che tutto questo non sia vero, se questo è l’effetto che mi fa
ogni volta?” mi chiedevo allora.
La musica di Bach, con la sua potenza espressiva e la sua profondità spirituale,
penetrava nel mio animo, smuovendo emozioni e interrogativi che non potevo ignorare.
Pur non comprendendo appieno il dono che stavo ricevendo, quella musica aveva
il potere di farmi rivivere la Passione di Cristo in modo così intenso e reale da mettere in
discussione la mia indifferenza verso la fede.
Ancora oggi, quella che considero l’opera d’arte più sublime di tutti i tempi, la
Passione secondo Matteo di Bach, mi fa rivivere la Passione e Morte del Nostro Signore
Gesù Cristo con un’intensità travolgente. Persino ascoltare un semplice corale tratto da
quella monumentale composizione, o leggere un brano dai capitoli 26 e 27 del Vangelo di
Matteo dai quali è tratta, mi trasporta, mio malgrado, nella contemplazione degli eventi
culminanti della Via crucis del Redentore.
In quelle ore di meditazione musicale, il mio spirito si trova immerso nei misteri
della Passione, rivivendo l’agonia del Getsemani, il tradimento di Giuda, il processo
iniquo, le atroci sofferenze fisiche e morali del Nazareno sulla via del Calvario, l’ignominia
della Croce, la deposizione e la consegna del corpo a Giuseppe d’Arimatea e la
sepoltura.
In questo tempo di grazia, vi auguro di vivere con profonda partecipazione
spirituale i misteri della Settimana Santa, meditando con cuore trepidante sulla Passione
del Nostro Signore Gesù Cristo.
Possiate voi trovare ispirazione nell’arte trascendente di Johann Sebastian Bach, il
sommo Cantor che, con la sua Passione secondo Matteo, ha saputo elevarci alle vette
più sublimi della contemplazione dei patimenti del Redentore per la nostra salvezza.
Che le armonie celestiali di quella monumentale opera vi guidino, come un faro
nelle tenebre, a rivivere con intensità i tormenti del Getsemani, il tradimento, la via crucis
e infine l’ignominia della Croce, per giungere infine alla pienezza della gioia nella Gloria
della Risurrezione.
Possiate voi, in questo cammino di dolore e di speranza, lasciarvi permeare dalla
grazia divina che quella musica ineffabile riesce a trasmettere alle anime assetate di verità
e di bellezza.
E quando giungerà il giorno di Pasqua, che il vostro cuore risorto con Cristo palpiti
di letizia nel cantare il grande ‘Alleluia’, rinnovando la vostra adesione al mistero della
nostra fede.
L’esempio dell’arte sacra di Bach, vertice dello spirito umano proteso verso le
realtà celesti, sia per tutti noi sorgente di ispirazione a rendere gloria al Signore con le
nostre vite e le nostre opere.
Fr. Riccardo Lufrani OP
Assistente Ecclesiastico Nazionale
Passione secondo Matteo: https://m.youtube.com/watch?v=8k1NE-SmCqA
PS: Bach ha composto anche uno splendido Oratorio di Pasqua!