Messaggio per la Settimana Santa 2024 UCAI

Francesco Astiaso Garcia ©

 

Da ragazzo, ormai avendo lasciato la Chiesa alle spalle, deluso dalle aspettative di

pienezza che da bambino avevo riposto in essa, ero già inconsapevolmente alla ricerca di

felicità e verità. L’esistenza di Dio era diventata una questione indifferente per me, come

per molti miei coetanei adolescenti. Stavamo crescendo senza una guida autorevole,

quali figli della prima generazione della società del benessere di massa, la prima

generazione nella storia a poter vivere l’adolescenza per ciò che essa è: la fase della

scoperta di chi siamo nel mondo.

I nostri genitori, figli del mondo statico-sacrale, vivevano ancora all’interno di ruoli

sociali strutturatisi in millenni di società di sopravvivenza di massa. Essi non avevano idea

di ciò che la mia generazione stava sperimentando, pionieri inconsapevoli della nuova

epoca, dinamico-secolare, di cui Papa Francesco ci parla da anni.

Nella difficoltà di dovermi destreggiar tra i cambiamenti fisici, psicologici, emotivi e

sociali, con i riferimenti dei ruoli sempre più evanescenti, la mia ancora di salvezza, il

luogo di riparo, la roccia a cui aggrapparmi quando la confusione raggiungeva soglie

insopportabili era per me la musica sublime di J.S. Bach.

In quella musica trovavo conforto e ristoro per l’anima, un’oasi di pace in cui

rifugiarmi quando il tumulto interiore diveniva troppo arduo da sostenere. Le note di Bach

erano per me una guida sicura, una luce che brillava nella tempesta delle emozioni

adolescenziali, un faro che mi indicava la via verso una comprensione più profonda di me

stesso e del mio posto nel mondo.

E mentre ascoltavo la sua musica, Bach seminava nella mia anima il Vangelo! Mi

misi a studiare il tedesco per poter cogliere la relazione tra i testi delle cantate e la musica

che li faceva penetrare profondamente, incarnandoli nel tessuto stesso dell’anima.

Non realizzavo che dono immenso Bach mi stesse facendo con la sua musica, ma

a livello conscio c’era solo una grande, evidente contraddizione che mi interrogava.

Quando iniziavo ad ascoltare la Passione secondo Matteo, inesorabilmente,

cominciavo a piangere e continuavo, senza poter interrompere l’ascolto, per le tre ore e

mezzo della sua durata.

Quella musica ti prendeva e ti trasportava al tempo di Gesù. Eri lì, con lui, con tutti

gli attori dell’evento centrale della Storia. Li vedevi, li incarnavi, li amavi, li odiavi, ti

disperavi, ti esaltavi con loro.

“Come è possibile che tutto questo non sia vero, se questo è l’effetto che mi fa

ogni volta?” mi chiedevo allora.

La musica di Bach, con la sua potenza espressiva e la sua profondità spirituale,

penetrava nel mio animo, smuovendo emozioni e interrogativi che non potevo ignorare.

Pur non comprendendo appieno il dono che stavo ricevendo, quella musica aveva

il potere di farmi rivivere la Passione di Cristo in modo così intenso e reale da mettere in

discussione la mia indifferenza verso la fede.

Ancora oggi, quella che considero l’opera d’arte più sublime di tutti i tempi, la

Passione secondo Matteo di Bach, mi fa rivivere la Passione e Morte del Nostro Signore

Gesù Cristo con un’intensità travolgente. Persino ascoltare un semplice corale tratto da

quella monumentale composizione, o leggere un brano dai capitoli 26 e 27 del Vangelo di

Matteo dai quali è tratta, mi trasporta, mio malgrado, nella contemplazione degli eventi

culminanti della Via crucis del Redentore.

In quelle ore di meditazione musicale, il mio spirito si trova immerso nei misteri

della Passione, rivivendo l’agonia del Getsemani, il tradimento di Giuda, il processo

iniquo, le atroci sofferenze fisiche e morali del Nazareno sulla via del Calvario, l’ignominia

della Croce, la deposizione e la consegna del corpo a Giuseppe d’Arimatea e la

sepoltura.

In questo tempo di grazia, vi auguro di vivere con profonda partecipazione

spirituale i misteri della Settimana Santa, meditando con cuore trepidante sulla Passione

del Nostro Signore Gesù Cristo.

Possiate voi trovare ispirazione nell’arte trascendente di Johann Sebastian Bach, il

sommo Cantor che, con la sua Passione secondo Matteo, ha saputo elevarci alle vette

più sublimi della contemplazione dei patimenti del Redentore per la nostra salvezza.

Che le armonie celestiali di quella monumentale opera vi guidino, come un faro

nelle tenebre, a rivivere con intensità i tormenti del Getsemani, il tradimento, la via crucis

e infine l’ignominia della Croce, per giungere infine alla pienezza della gioia nella Gloria

della Risurrezione.

Possiate voi, in questo cammino di dolore e di speranza, lasciarvi permeare dalla

grazia divina che quella musica ineffabile riesce a trasmettere alle anime assetate di verità

e di bellezza.

E quando giungerà il giorno di Pasqua, che il vostro cuore risorto con Cristo palpiti

di letizia nel cantare il grande ‘Alleluia’, rinnovando la vostra adesione al mistero della

nostra fede.

L’esempio dell’arte sacra di Bach, vertice dello spirito umano proteso verso le

realtà celesti, sia per tutti noi sorgente di ispirazione a rendere gloria al Signore con le

nostre vite e le nostre opere.

 

Fr. Riccardo Lufrani OP

Assistente Ecclesiastico Nazionale

Passione secondo Matteo: https://m.youtube.com/watch?v=8k1NE-SmCqA

PS: Bach ha composto anche uno splendido Oratorio di Pasqua!