Papa Giovanni XXIII «non apprezzava l’arte e neppure l’architettura moderna, ma era delicato, attento e convinto che l’umanità non si fermasse. Essendo di formazione ottocentesca, amava le pareti decorate. Tuttavia per carattere non avrebbe mai espresso condanne». Lo afferma l’arcivescovo, Loris Capovilla, il fedele segretario di Giovanni XXIII, che rende alcune testimonianze del papa sull’arte. Ne emerge la figura di un personaggio appassionato ed attento, convinto del valore dell’arte sacra e dell’urgenza di custodirla con cura, senza mai atteggiarsi ad esperto in materia. Lo provano i discorsi e gli scritti raccolti, in cui emerge il fervore artistico, messo a disposizione con dignità e amore verso la bellezza.
Al culto e alle chiese occorre concedere tutto il bello possibile per reperire dignità e cancellare reazioni negative. L’arte prediletta da papa Giovanni è legata al concetto della “Bibbia Pauperum”, in cui primeggiano rilevanti e minori artisti, che “istruirono, educarono, edificarono” il popolo con notevoli e variegate composizioni dai distinti contenuti artistici. Ciò non toglie al papa la libertà di commissionare la “Porta della Morte” della basilica di san Pietro in Roma, dallo scultore bergamasco, Giacomo Manzù. Allo stesso modo non si tirò indietro nell’offrire a Giovannino Guareschi la pubblicazione di un catechismo popolare: progetto tramontato per l’umiltà dell’autore che si sentì indegno di firmare tale composizione. Giovanni XXIII abbina l’arte alla pastorale e si preoccupa di accostarsi più alle esigenze del catechista che alla veste dell’esteta. Si astiene tuttavia di esibirsi in giudizi dotti, ma preferisce legarsi all’arte per conoscerla ed apprezzarla per quello che è, senza alcuna barriera critica.
È infatti convinto che la capacità dell’arte cattura il messaggio evangelico e senza mezzi termini lo conferma nel discorso del 27 ottobre 1961, in occasione della IX settimana di studio promossa dalla pontificia Accademia di Arte sacra in Italia: «Il valore catechetico e strumentale dell’arte fa comprendere la strenua difesa, che la Chiesa ha sempre sostenuto in favore delle immagini, la sua simpatia per gli artisti, l’incoraggiamento a un sano e compiuto umanesimo, che proprio nell’arte ha celebrato validi trionfi. A null’altro mira la Chiesa, diciamo, che a portare ad effetto la sua missione di elevazione e di santificazione dell’uomo. E come gli angeli sono messaggeri di Dio e presentano a lui le nostre preghiere, così l’arte cristiana si solleva oltre il velo del sensibile per congiungere con Dio, accompagnare le sue sante ispirazioni, facilitare e orientare i nostri rapporti con Lui». il papa auspica inoltre «un incontro più stretto tra gli uomini di chiesa e quelli dell’arte. Non diciamo tra la Chiesa e l’arte sacra, perché tra essi non vi è stata mai incomprensione né diffidenza».
[Testo a cura di G. B Gandolfo]