Come per ogni cosa bella, siamo giunti alla conclusione dell’incontro con Pio XII, la Chiesa e l’arte. Papa Pacelli è il grande pontefice che cattura l’attenzione e la gratitudine degli artisti, con i quali si trova a suo agio e colloquia sui temi dell’arte e della fede. Da papa, certamente comprende “il dovere” di accogliere e scavare ogni forma di cultura, in particolare se proposta dall’arte quale sorgente di novità e di speranza. Perciò Pio XII ha fiducia della vocazione degli artisti, che li richiama a caldeggiare il proprio spirito, teso verso l’infinito e le forti espressioni cristiane. Al pontefice interessa infatti consegnare uno spiccato senso estetico da inserire nella attività pastorale della Chiesa, privilegiando la cultura e le arti in tutte le loro diramazioni. Significativi, in merito, sono gli stimoli e l’incoraggiamento a fondare sodalizi d’arte, come l’Unione cattolica Artisti italiani (Ucai), creata all’interno dell’Azione cattolica dietro consiglio di Pio XII, da Giovanni Battista Montini, divenuto in seguito papa Paolo VI.
Rilevanti sono pure i documenti apostolici sul culto e la liturgia, anch’essi segnali del pensiero e del servizio dipanato a favore della Chiesa orante. Pio XII presenta l’origine e lo sviluppo della musica sacra, a partire dal canto gregoriano, di cui tesse l’elogio. Si preoccupa inoltre di regolare l’impiego del talento musicale al servizio divino e pertanto aperto all’ingegno artistico, serpeggiante nella sfera di strumenti colti per favorire la preghiera e la meditazione della comunità cristiana. L’invito ad introdurre la formazione nel canto e nei ritmi sacri coinvolge l’Ucai, le cui finalità si predispongono a non respingere alcun aspetto liturgico fra gli orizzonti di nuove funzioni religiose. Papa Pacelli invita i fedeli a partecipare a degne liturgie, indicando nella musica e nel canto, dal gregoriano al polifonico, al popolare, le premesse per accostarsi all’altare del Signore. Da qui nascono il “mirabile cantico di gloria” a Dio, i generi artistici dell’architettura, cultura e pittura, specialmente se la qualità dell’artista rifugge “dalla depravazione e deformazione della vera arte” e non ripugna al decoro, alla modestia e alla pietà cristiana.
Un settore artistico curato dal pontefice romano riguarda il mondo del teatro e del “recital”. Pio XII incontra attori, registi, critici d’arte, ai quali illustra la natura, la missione, la responsabilità, la potenza e i pericoli dell’arte recitativa, accolta come mezzo di formazione giovanile, ma pure come “opera d’arte” nel senso più ampio del termine. Nel tempo stesso, accetta le trasmissioni audiovisive, gli spettacoli della televisione, che compiono i primi passi, dimostrando l’acume della sua intelligenza nello scoprire subito i vantaggi e i pericoli della Tv con le sue prospettive e caratteri. Si deve pertanto a Pio XII se esistono artisti per vocazione coinvolti nell’apostolato della Chiesa, di cui sono debitori a Dio: “missione nobile e degna che basta da sola a dare alla vita quotidiana, spesso aspra e ardua, la pienezza e il fiducioso coraggio”.
[A cura di G.B. Gandolfo]