Musica e arte sono bellezze che si uniscono nella Chiesa per favorire la spiritualità dei fedeli e l’approccio con il mistero divino. Non basta pertanto difendere l’integrità del loro rapporto, ma occorre consegnare ad ogni Chiesa particolare codici liturgici e qualità musicali, attraverso i quali favorire la preghiera e contemplare il mistero cristiano. Da qui nasce la scelta da parte di Pio X di restituire al canto gregoriano un posto privilegiato nelle sacre funzioni. Non è tuttavia da trascurare l’impiego della polifonia classica, anch’essa in grado, grazie alle opere di Pier Luigi Palestrina, di produrre composizioni “di eccellente bontà liturgica e musicale”.
Pio X introduce pertanto la possibilità di ammettere, con la licenza speciale dell’ordinario diocesano, l’uso dell’organo e altri strumenti, che non devono “primeggiare”, ma semplicemente sostenere il canto. “La Chiesa – spiega il papa – ha sempre riconosciuto e favorito il progresso delle arti, ammettendo al servizio del culto ciò che il genio ha saputo trovare di buono e di bello, salve però sempre le leggi liturgiche. Per conseguenza la musica più moderna è pure ammessa in chiesa, offrendo anch’essa composizioni di tale bontà, serietà e gravità, che non sono per nulla indegne delle funzioni liturgiche”.
Pio X non si ferma alla sola esecuzione della musica e del canto nelle chiese, ma invita a curare quanto ruota intorno a esse, a cominciare dalla fondazione di nuove “Scholae Cantorum”, all’istruzione di maestri, organisti e cantori, fino ad aggiornarsi sui principi e le leggi della musica sacra e dell’estetica artistica. Per esempio, ad Albenga, il vescovo, Filippo Allegro, presenta in appendice al Sinodo diocesano le norme sulla musica sacra del “Motu proprio”, consentendo l’accompagnamento del suono dell’organo e promuovendo il canto alternato dei Vespri fra coro e popolo, ribadendo tuttavia il divieto alle donne di cantare in coro. Sempre ad Albenga, più approfondita è l’attenzione al “Motu proprio” di san Pio X in occasione del suo 50° anniversario. Il vescovo di allora, Raffaele De Giuli, rifonda infatti la commissione diocesana di musica sacra e promuove ulteriormente il gregoriano, secondo le disposizioni del “Motu proprio”.
Testo a cura di G.B. Gandolfo