San Pio X: musica sacra e arte al sevizio della Chiesa

Il 4 agosto 1903 viene eletto papa Giuseppe Melchiorre Sarto, che assume il nome di Pio X. Nato a Riese, in provincia di Treviso, il 2 giugno 1835, incide sullo stemma la frase: “Instaurare omnia in Christo” , che avrà sempre presente nella conduzione del suo pontificato. Muore il 20 agosto 1914, all’inizio della prima guerra mondiale ed è proclamato santo da Pio XII nel 1954. Scrive di lui Thomas Hall Caine, raccontando di un papa immaginario nel romanzo “La città eterna”, mentre il mondo del cinema lo ricorda nel film “Gli uomini guardano al cielo”, diretto da Umberto Scarpelli.

 

 

Dopo circa quattro mesi dalla sua elezione, Pio X affronta l’argomento del rapporto fra l’arte e la musica sacra con la pubblicazione del Motu proprio, intitolato: “Tra le sollecitudini”, che resta uno dei documenti apostolici più significativi  del suo pontificato. Il papa ricorda ad ogni Chiesa particolare, compresa quindi quella di Albenga, il desiderio di “mantenere e promuovere il decoro della Casa di Dio”. In altri termini a Pio X interessa innanzi tutto difendere la sacralità della musica sacra dagli abusi del tempo, privilegiando l’impiego del canto liturgico e l’uso del gregoriano. La natura stessa dell’arte  e l’influsso esercitato a volte dall’arte profana e teatrale mal si addicono al culto divino, anche a causa dei “molti pregiudizi”, che talvolta nascono dalle mode inappropriate del momento, spesso prive di devozione e di spirito orazionale.

San Pio X considera il canto gregoriano “come il supremo modello della musica sacra”, tuttavia anche la polifonia merita di essere accolta per il suo genere sacro,  che , grazie allo spirito artistico delle sue composizioni,  presenta valori degni delle funzioni liturgiche.  Lo spirito cristiano dei fedeli rifiorisce quando essi si radunano nelle chiese. Una ragione in più per rispettare le celebrazioni liturgiche con una loro qualità musicale, che deve essere santa ed autentica: un’arte vera, che “la Chiesa intende ottenere accogliendo nella sua liturgia l’arte dei suoni”.

[testo a cura di G. B. Gandolfo]