SANTA MARIA DEL CAMMINO

La  Madonna del Sacco del Perugino

                                  L’immagine di Maria attraversa tutti i secoli della vicenda cristiana, con risultati molte volte strabilianti per bellezza e profondità. Così, se il rinascimento costituisce uno dei sommi vertici culturali ed estetici della storia, è evidente che anche l’iconografia mariana troverà negli artisti dell’epoca alcuni suoi eccezionali interpreti.

Uno di questi è senza dubbio Pietro Vannucci detto il Perugino, di cui in questo anno 2023 ricordiamo il quinto centenario della morte. Nato nel 1448 da Cristoforo Vannucci e Lucia Betti a Città della Pieve (PG), ancora adolescente si era trasferito a Perugia e poco dopo a Firenze. Il Perugino seppe interpretare in modo mirabile la fede della comunità cristiana e, specificamente, di quelle associazioni e di quelle persone che gli affidavano dei lavori da compiere. Un’eccellente testimonianza di questa capacità dell’artista di esprimere in figuris la fede del popolo di Dio può essere considerata la Madonna del Sacco, realizzata intorno al 1500 e oggi custodita nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze.

In una spazialità ben definita appaiono quattro personaggi: in primo piano la Vergine Maria è in preghiera davanti a Gesù bambino sostenuto da un angelo; in secondo piano il piccolo Giovanni Battista si staglia in un luogo aperto; in terzo piano il paesaggio tende a sfumare verso l’orizzonte.  La scena si presenta come una sintesi perfetta di pieno e di vuoto, con la forte accentuazione della presenza di Maria al centro della composizione: verso di lei convergono anche le linee dei monti degradanti e, soprattutto, lo sguardo del Bambino e dell’angelo. La Vergine è come “scolpita”, statuaria nella sua posizione, solida come una piramide, slanciata come una torre, elegante come una principessa. La linea che ne definisce i contorni è dolce e robusta, senza sbavature né tensioni esasperate e intorno a lei si compongono le dinamiche visive, i giochi di luce e di ombra, le simmetrie e le differenze tra le varie parti del dipinto.

Davanti all’incanto della persona della Madre anche il piccolo Gesù è colto in un atteggiamento di stupore, quasi meditativo, con il ditino sulla bocca. A sua volta l’angelo incaricato di sostenerlo – una specie di angelo custode! – non riesce a non volgere lo sguardo verso la donna scelta da Dio come Madre del suo Figlio e Signora degli Angeli: “Domina Angelorum” la chiamerà la Chiesa nella sua liturgia. E tutto il paesaggio, naturale e cittadino, con i suoi tocchi di luce dorata sembra unirsi in una immensa glorificazione.

Ma si noti un particolare, che riporta il nostro sguardo sulla terra: il Bambino è seduto sopra un sacco! Sì: il suo trono, quello che tanti artisti e anche il Perugino hanno descritto come scintillante di marmi e di ori, altro non è che un fagotto da viaggio, un umile contenitore di tela dove porre le poche cose che si riescono a portare lungo la strada e che può essere utile anche per poggiare la testa e riposarsi. Colui che regna in cielo e il cui trono «dura per sempre» (Sl 45, 7) si è degnato di vivere in mezzo a noi, anzi di diventare uno di noi, uno che cammina nel nostro mondo fatto di pianure e di montagne, di città e di boschi. Giobbe, in preda alla crisi e alla delusione, aveva gridato nei confronti di Dio: «Oh, potessi sapere dove trovarlo, potessi arrivare fino al suo trono!» (Gb 23, 2); non c’è bisogno di tutto ciò, sembra dirci il Perugino, perché il suo trono è qui.

Homo viator: l’uomo è un essere in cammino. Ma non da solo. Il nostro è un camminare insieme: un sinodo. Se questa è la condizione dell’umanità in genere, quanto più lo sarà della comunità cristiana. Il cristianesimo è “la via del Signore”, come leggiamo nel libro degli Atti degli Apostoli (18, 24-25), espressione che a sua volta riecheggia una frase pronunziata da Gesù per indicare sé stesso: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). Chi incontra Gesù e decide di rispondere alla sua proposta, si incammina lungo una strada che conduce alla verità e alla vita. Naturalmente il simbolo della via è, per l’appunto, un simbolo. Non è la realtà. La realtà è la persona di Gesù e le nostre persone, che insieme camminano verso il Padre. Il cristianesimo, dunque, non è un insieme di verità da credere, ma è un rapporto d’amore, perché Dio è relazione. L’individualismo non costruisce niente e ci conduce ad un isolamento sterile, improduttivo, dispersivo e sostanzialmente inutile.

La Chiesa, perciò, è sinodo: un cammino vivo e operoso che, rinnovando i valori della sua antica tradizione, si apra ad una sempre maggiore presa di coscienza comunitaria, ad un progetto di coinvolgimento e di partecipazione corale, ad una intelligente e originale interpretazione della sua storia e della sua identità.

Il sacco è coperto dal manto di Maria. È lei, dunque, Santa Maria del Cammino a guidare suo Figlio e tutti i suoi figli verso la patria. È lei che custodisce il viaggio.

Il piccolo Giovanni Battista, sulla destra, è inginocchiato e, come Maria, prega.

In attesa di ricevere l’invito ad incamminarsi nel deserto, per preparare la strada al Signore che viene.

Vincenzo Francia