Vedere l’Uomo con gli Occhi di Dio

La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra angolare,

ecco l’opera del Signore, una meraviglia ai nostri occhi

 

 

Cosa significa vedere l’uomo con gli occhi di Dio, chi può pretendere di leggere il mondo e la realtà che ci circonda dal Suo punto di vista? Eppure qualche cosa sappiamo dello sguardo di Dio.

Vorrei proporvi al riguardo due importanti affreschi a confronto, “La Scuola di Atene” di Raffaello Sanzio e la “Gloria di Sant’Ignazio” di Andrea Pozzo. L’accostamento di questi due capolavori apparentemente molto diversi ci offre lo spunto per un’interessante riflessione su ciò che è prezioso agli occhi di Dio.

“La Scuola di Atene” è il celebre affresco realizzato tra il 1509 e il 1511 situato nella Stanza della Segnatura all’interno dei Palazzi Apostolici; Raffaello rappresenta i più noti filosofi e matematici dell’antichità intenti a dialogare tra loro, all’interno di un immaginario edificio classico.

L’opera costituisce sicuramente il manifesto della concezione antropocentrica del rinascimento. L’uomo domina la realtà attraverso le sue facoltà intellettive e lo sforzo razionale, ponendosi al centro dell’universo.

Tanti storici e studiosi hanno riconosciuto nel dipinto la rappresentazione delle sette arti liberali: in primo piano, da sinistra la grammatica, l’aritmetica e la musica, a destra la geometria e l’astronomia, e in cima alla scalinata la retorica e la dialettica. Sappiamo quali siano i personaggi scelti da Raffaello per identificare la molteplicità dei saperi ma vorrei soffermarmi su qualcos’altro.

 

Nel catino absidale della Chiesa di Sant’Ignazio a Roma, Andrea Pozzo nel 1685 rappresentata “La Gloria di S. Ignazio”; il grande Santo missionario è sostenuto e circondato da angeli osannanti ma la sua attenzione è rivolta altrove.

Andrea Pozzo sicuramente si ispira alla composizione del dipinto “La Scuola di Atene” di Raffaello, lo schema prospettico e compositivo è in effetti molto simile, l’artista gesuita compie però una scelta sorprendente e rivoluzionaria: nelle scalinate del tempio, sostituisce i grandi sapienti della storia con i più poveri e i più umili.

I protagonisti dell’affresco non sono più gli artisti, i filosofi e i pensatori, sono piuttosto gli appestati, i reietti, gli scartati dalla società e dal mondo, vanto, onore e gloria di Sant’Ignazio, quelli che Sant’Agostino definiva i banchieri di Dio.

Il messaggio è potentissimo e si lega al cuore del Vangelo. Nel Salmo 117 leggiamo:

La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra angolare, ecco l’opera del Signore, una meraviglia ai nostri occhi”.

 

Andrea Pozzo ci consegna una catechesi dipinta, una vera e propria teofania, e ci affida un messaggio: Ciò che ci insegnano i poveri è più importante di ciò che possiamo imparare dai sapienti; la docenza degli ultimi è più grande della docenza dei dotti.

Scrive San Paolo Apostolo: “La parola della croce infatti è stoltezza per quelli cha vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio. Sta scritto infatti: Distruggerò la sapienza dei sapienti e annullerò l’intelligenza degli intelligenti. Dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo? Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione”.

 

La facoltà dell’anima di conoscere il Vero, attraverso la scienza e la filosofia che abbiamo osservato nel dipinto “La Scuola di Atene” di Raffaello vieni qui rimpiazzata dallo scandalo della Croce rappresentato dai prediletti di Dio.

Raffaello dipinge le arti liberali come la via maestra per raggiungere la conoscenza e la verità, Andrea Pozzo dipinge la carità, la cura e l’amore verso i piccoli come la strada stretta verso la pienezza di Dio e verso il cielo.

La cultura non salva l’uomo! L’umanesimo occidentale non ha impedito gli orrori di Auschwitz, non erano barbari quelli che ordinarono la Shoah, ma illuministi che avevano raccolto decine di Nobel. Significative a tal proposito le parole del saggista George Steiner:

Noi sappiamo che un uomo può leggere Goethe o Rilke la sera, che può suonare Bach e Schubert, e andare a fare la sua giornata di lavoro ad Auschwitz la mattina“.

È proprio vero che la cultura dello scarto rischia di contagiare tutti noi, di rendere piccolo e chiuso il nostro cuore. Chi di noi non fa distinzione tra le persone, chi di noi non offre ai ricchi e ai potenti considerazioni speciali e sfugge spesso con fastidio e disapprovazione i poveri e i piccoli? Oh se guardassimo gli uomini con gli occhi di Dio, non solo cambieremmo il nostro sguardo ma probabilmente ribalteremmo completamente le nostre priorità e considerazioni!

 

Agli occhi di Dio nessuno è poco importante, anzi, ciò che abitualmente consideriamo di poco valore, ai suoi occhi è ancora più prezioso.

Ha scritto il Beato Oscar Romero:

Se vedessimo che è Cristo, l’uomo bisognoso, l’uomo torturato, l’uomo prigioniero, l’uomo ucciso, Lui in ogni persona umana calpestata così indegnamente lungo le nostre strade, vedremmo in questo Cristo calpestato una moneta d’oro che si raccoglie con cura e si bacia, né certo ci vergogneremmo di Lui“.

 

Francesco Astiaso Garcia